Politica e Società

Matteo Renzi non è il nuovo che avanza, ma il vecchio che ritorna!

Matteo Renzi

Si è definito in diversi modi come “il rottamatore”, “il nuovo che avanza”, ma Matteo Renzi è solo un fantoccio nelle mani di De Benedetti e dei poteri forti: la campagna pubblicitaria in “stile americano” gli avrà dato molti consensi tra gli Italiani, ma quanti, prima di votare o, addirittura, battersi per lui si sono veramente documentati su chi sia realmente e chi, soprattutto, si cela dietro di lui?

Guadate questo video.

Ma adesso partiamo dal principio e vediamo chi è in realtà Matteo Renzi.

Il padre di Renzi, Tiziano, militante democristiano, ex consigliere comunale, nonché massone ha sempre dato un “aiutino” al figlio per fargli fare carriera. Noi siamo abituati a vedere il “Grande Matteo” schierato contro la precarietà, ma lui, in realtà, non ha mai lavorato e non sa nemmeno cosa sia un colloquio di lavoro.

Il programma di Renzi è articolato in 100 proposte, attraverso le quali vorrebbe cambiare radicalmente l’Italia.

Analizzando i cento punti troveremo proposte tipiche di ogni programma elettorale che si rispetti, in modo da far leva su chi li legge per cercare di accaparrarsi qualche voto. Alcuni punti hanno come fine il risparmio pubblico (in alcuni casi solo apparente): abolizione del bicameralismo, eliminazione del finanziamento pubblico ai partiti, abolizione dei vitalizi per i Parlamentari e i consiglieri regionali, abolizione delle  Province,  accorpamento dei comuni più piccoli; vengono poi proposti aiuti alle imprese come abolizione dell’IRAP e aiuti alle università e alla ricerca; per quanto concerne la giustizia si parla di riduzione dei tempi medi delle sentenze; grande importanza viene poi data alle risorse rinnovabili, alla cultura e il al patrimonio artistico.

Ma in realtà quello che più interessa al nostro caro Renzi, anzi, più precisamente a chi si cela dietro di lui, sono le privatizzazioni, a cui vengono dedicati vari punti; esse vengono “giustificate” in diversi modi. (mi riferisco ai punti 11, 16, 29 e 73, di seguito riportati).

  1. Meno poltrone, più efficienza. Nel Paese ci sono 24.310 consiglieri d’amministrazione in aziende partecipate dal pubblico, al livello statale e locale. In tre anni bisogna dimezzare il numero dei consiglieri e la relativa spesa, sia accorpando le imprese sia privatizzandole, oltre che prevedendo un massimo di tre consiglieri per le aziende piccole e cinque per quelle grandi.
  2. Cambiare la Rai per creare concorrenza sul mercato tv e rilanciare il Servizio Pubblico. Oggi la Rai ha 15 canali, dei quali solo 8 hanno una valenza “pubblica”. Questi vanno finanziati esclusivamente attraverso il canone. Gli altri, inclusi Rai 1 e Rai 2, devono essere da subito finanziati esclusivamente con la pubblicità, con affollamenti pari a quelli delle reti private, e successivamente privatizzati. Il canone va formulato come imposta sul possesso del televisore, rivalutato su standard europei e riscosso dall’Agenzia delle Entrate. La Rai deve poter contare su risorse certe, in base ad un nuovo Contratto di Servizio con lo Stato.
  3. Liberalizzare le assicurazioni su infortuni e malattie. Le attività svolte dall’INAIL, il monopolio pubblico che si occupa dell’assicurazione per le malattie e per gli infortuni dei lavoratori svolge una funzione tipica di qualunque società di assicurazione privata. Bisogna allora aprire all’accesso dell’attività di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro da parte di imprese private di assicurazione o di riassicurazione.
  4. Liberalizzazione del trasporto pubblico regionale. Bisogna incrementare l’offerta di mobilità ferroviaria su base locale, favorendo la liberalizzazione dei servizi. Le Ferrovie dello Stato sono infatti sempre più concentrate sul trasporto ad alta velocità mentre rimane l’esigenza di avere trasporti ferroviari locali frequenti ed efficienti.

Il senso dei punti sopracitati è ovvio: cedere ai privati quel poco che è rimasto del patrimonio pubblico. Gli unici che trarranno beneficio da questo saranno le società private come quelle assicurative che gestiranno le funzioni ora svolte dall’INAIL; e se questo fosse solo il primo passo? Se la privatizzazione si estenderebbe all’intero sistema sanitario nazionale? Non oso immaginare che cosa potrebbe accadere in questo caso: quanti potrebbero permettersi un’assicurazione sanitaria?

La privatizzazione della rai, poi,  porterà, ad un’ulteriore censura dell’informazione (che già oggi in parte lo è). Questo è già accaduto in Grecia dove la tv di stato è stata da qualche tempo sostituita da una rete televisiva privata; le conseguenze sono state tutt’altro che positive: l’emittente, giostrata da qualche facoltoso imprenditore, cerca di distrarre, quotidianamente, la gente spostando l’attenzione su notizie secondarie; basti pensare che in un periodo in cui il Paese è sull’orlo del baratro in tv si parla di tutt’altro come la scarcerazione di un ex criminale nazista; è come se si stesse combattendo la Terza Guerra Mondiale e il tg aprirebbe parlando del grande fratello: questa non è pura disinformazione? Giudicate voi! Mi chiedo a questo punto: è la fine che faremo anche noi?

La sanità viene trattata, tra l’altro, nelle proposte 40 e 42.

  1. Completa riorganizzazione della medicina sul territorio: radicale cambiamento del ruolo della medicina di base. Abolizione dell’attuale ruolo del medico di medicina generale. Creazione di ambulatori polispecialistici sul territorio. Consorzio dei medici di Medicina generale.
  2. Chiudere tutti gli ospedali con meno di 100 posti letto e che non abbiano un servizio di anestesia e rianimazione aperto 24 ore su 24. Questi dovrebbero essere ospedali per pazienti cronici a lunga degenza a bassa intensità di cure ma a basso costo. Dovrebbero essere di supporto agli Ospedali ad alta complessità e alto costo, i quali dovrebbero esclusivamente gestire la fase acuta e poi inviare a strutture con costi ridotti. Ne consegue anche la necessità di un’assistenza domiciliare efficace e ben coordinata. Nei grandi ospedali bisogna cancellare i doppioni, la moltiplicazione dei reparti ad alto costo e ad alta tecnologia creati solo per moltiplicare i ruoli direttivi.

In questo modo avremmo strutture specialistiche sotto casa, ma dovremmo fare chilometri per trovare un ambulatorio di medicina generale: una cosa insensata che avrebbe, ancora una volta, il solo scopo di favorire i privati.

Per quanto riguarda l’istruzione, il punto 82 recita:

  1. Abolizione del “valore legale” del titolo di studio. Introdurre nei concorsi della Pubblica Amministrazione criteri di valutazione dei titoli di studio legati all’effettiva qualità del percorso formativo dei candidati.

Se questa proposta andasse in porto, il valore del titolo di studio sarebbe calcolato in base all’istituto di istruzione di provenienza, cioè potrebbe essere preferito chi si è laureato in una prestigiosa università privata, piuttosto di chi invece si è fatto il mazzo una vita in una delle tante università pubbliche. Per la cronaca l’abolizione del valore legale del titolo di studio era auspicata dalla loggia P2 nel piano di rinascita democratica.

Il punto 76, infine, recita:

  1. Premio ai laureati meritevoli da investire in formazione. I laureati con 110 e lode e la media ponderata superiore al 28,5 ricevano un bonus di 2.000 euro da investire in formazione, in Italia o all’estero, in programmi di studio riconosciuti.

Chi sarebbero i laureati meritevoli? In un paese come l’Italia in cui la corruzione e le raccomandazioni nelle università sono ai livelli più elevati del mondo (basti vedere che cosa accade ogni anno al test di medicina) mi domando quanti di questi bonus andrebbero a chi effettivamente se lo merita?

Ecco i punti salienti delle 100 proposte di Renzi .

Per la maggior parte degli Italiani Matteo Renzi è l’uomo che cambierà l’Italia. In quanti, però, hanno letto i suoi cento punti o si sono domandati da dove è saltato fuori e perché? Pochi, presumo; il resto della gente continua a farsi condizionare dalla pubblicità e dai media. Quando si sveglieranno? Spero che non lo facciano quando è già troppo tardi!

 

Fonti:

  1. [http://www.ilpost.it/2011/10/31/le-100-proposte-di-matteo-renzi/]